Come già ho avuto modo di dire tante volte sulle pagine di questo diario, la psiconeuroimmunologia ci fornisce spiegazioni scientifiche per capire come mai il provare piacere nelle piccole cose possa essere fonte di salute, mentre al contrario le malattie possono peggiorare se siamo depressi.  Ci spiega come l’organismo risponde ai pensieri negativi e a certe emozioni.

Coltivare sentimenti negativi verso le persone non fa bene alla salute, mentre appiccare nella vita il biblico perdono evita insonnia, disturbi gastrici, emicrania e stanchezza, tutti disturbi tipici di chi è “rancoroso”.
Apprezzare il lato migliore degli altri ci permette di coltivare pensieri positivi, mentre saper sfogare la rabbia (magari dirigendola su qualcosa di inanimato come un cuscino o un punching ball!) ci permette di superarla.
Ci sono persone che possiedono naturalmente un livello di benessere psichico che difficilmente i fattori esterni riescono a compromettere. Queste persone affrontano la vita, anche le sfide peggiori, con una naturale capacità di gestire l’ansia e di non scivolare nella depressione.
Ma anche se questo ci fa pensare che la predisposizione alla felicità sia un fattore genetico, è certo che possiamo imparare a migliorare la nostra predisposizione ad essere felici.

La felicità è il risultato di una complessa dimensione dell’essere, uno stato mentale che possiamo decidere di costruire. Facciamo alcuni esempi, e vedrete, uno ad uno, che si può.

Coltivare relazioni positive, di apprezzamento. Le amicizie salde e ben coltivate sono determinanti per il benessere psicologico. Possono essere anche più importanti della presenza di un partner al nostro fianco, o della ricchezza.

Esercitarsi all’autonomia nelle scelte della nostra vita. La libertà dal giudizio degli altri ci conduce all’indipendenza, a non dipendere da ciò che gli altri pensano o vorrebbero da noi, il che è un ingrediente fondamentale per il benessere psicologico.

Aprirsi ad acquisire nuove conoscenze e a nuove esperienze, espandendo la nostra personalità.

Focalizzarsi su uno scopo, un obiettivo della vita, su cui riversare le proprie energie.

“Imparare” a respirare. Il respiro è l’anello di congiunzione fra la mente ed il corpo, ci permette di controllare le emozioni ed il funzionamento del sistema nervoso centrale. Quando ci concentriamo sulla respirazione, naturalmente inneschiamo un processo di profondo rilassamento.

Consideriamo il disturbo come un segnale che il nostro corpo ci invia per chiederci di apportare un cambiamento nella nostra vita. Impariamo ad accettare il sintomo come un messaggio, non come un nemico. Impariamo a cogliere questi messaggi per cambiare i ritmi e iniziare una nuova vita, più consona al mantenimento del nostri benessere.

Se fino a qualche tempo fa la meditazione era confinata all’interno di pratiche religiose, oggi esistono scuole di meditazione laiche, nate sull’onda di studi che hanno evidenziato cambiati misurabili sull’organismo. Si è verificato che l’alleggerimento delle mente indotto da queste tecniche produce cambiamenti per esempio in alcuni parametri cardiologici, come la diminuzione dell’ostruzione della carotide, di crampi e costipazione, di dolori e gonfiori.

Allenarsi anche con uno psicoterapeuta a rinascere le cause scatenanti delle emozioni negative.

da Lidia La Marca – Libere di stare bene – ADV Edizioni