Nel 2015 uno studio italiano (Filomeno e coll., 2015) che ha considerato le abitudini alimentari di 1.400 donne con tumore dell’endometrio confrontate con quelli di altre donne senza malattia, ha suggerito un ruolo protettivo della dieta mediterranea: le donne che seguivano con regolarità le indicazioni della dieta mediterranea avevano probabilità inferiori (55% in meno) di sviluppare un tumore dell’endometrio, rispetto a donne con diverse abitudini alimentari.
Per cui la principale misura per prevenire il tumore dell’endometrio è evitare sovrappeso e obesità attivando, grazie all’azione positiva che gli alimenti della dieta mediterranea hanno direttamente sul metabolismo del nostro organismo, il famoso scudo difensivo.
Più frequente dopo la menopausa, il tumore dell’endometrio spesso si manifesta precocemente con un sanguinamento. Interessa l’endometrio, cioè quel tessuto che riveste la cavità uterina. Molti studi hanno già chiarito che gli alti livelli di ormoni estrogeni in carenza di progesterone rappresentano un importante fattore di rischio. Questa condizione di squilibrio ormonale si determina nei casi di menarca precoce, di menopausa tardiva, nelle donne con diabete (per l’alterazione dell’insulina), sovrappeso e obesità (il tessuto adiposo, in postmenopausa produce estrogeni: più tessuto grasso, più estrogeni).
Anche nel caso del tumore della mammella, numerosissimi sono gli studi che evidenziano come un certo numero di casi sia in relazione all’ alimentazione e più in generale allo stile di vita seguito.
Diete ipercaloriche e comunque prive delle sostanze essenziali alla salute metabolica (cioè ricche di grassi di origine animale e di zuccheri e scarse di fibre e di antiossidanti) che regalano obesità (ritorna il problema delle alterazioni del metabolismo degli zuccheri e della produzione degli ormoni sessuali) e la sedentarietà che favorisce il peso eccessivo sono fattori chiamati in causa.
A contrario, uno stile di vita consapevole e ragionato sulle caratteristiche personali, risulta protettivo.
Particolare attenzione viene riservata alle situazioni di squilibrio del metabolismo dello zucchero (glucosio) e al conseguente aumento dei livelli di insulina (iperinsulinemia), ormone che si attiva in presenza di zucchero nel sangue.
Le donne dovrebbero anche sapere di essere più vulnerabili agli effetti dell’alcol.
A pari quantità di bevande alcoliche la donna raggiunge un livello di alcolemia maggiore rispetto all’uomo perché possiede una massa corporea inferiore, una minor quantità di acqua corporea e una minore efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol. La donna bevitrice ha dunque un rischio maggiore per le malattie alcol correlate (complicanze epatiche, cardiovascolari e psichiatriche correlate all’abuso) ma anche di sviluppare un tumore al seno. Secondo alcuni recenti studi, da tre a sei bicchieri di vino o di birra la settimana accrescono del 15% il rischio di tumore al seno e per due bicchieri al giorno, il rischio sale addirittura del 75%. Il bere compulsivo del sabato sera (binge drinking) aggrava ulteriormente le probabilità di ammalarsi, indipendentemente da quanto si beve nel corso della settimana.
Anche il fumo è considerato genericamente un fattore favorente i tumori. Il dibenzoantracene, in particolare, è un co-fattore nell’evoluzione delle lesione pre-cancerosa provocata dall’HPV (papilloma virus) verso il tumore vero e proprio.
Potenzia l’azione oncogena del HPV e riduce la capacità dell’organismo di eliminare il virus che è penetrato.
Possiamo continuare a pensare che modificare il proprio stile di vita sia un optional, una meta impossibile e faticosa?
Il cambiamento è possibile solo se lo vogliamo, se ci informiamo, se diventiamo consapevoli delle nostre possibilità scegliendo un programma integrato che parta dallo studio della nostra composizione corporea (esame con Impedenziometro- BIA ACC ed esami ematochimici) e delle nostre abitudini e che sia, più che possibile ritagliato sulle nostre caratteristiche e necessità.