Già nell’antichità gli studiosi avevano attribuito al cibo un ruolo fondamentale.

Ricordiamo che Ippocrate, il padre della medicina, dichiarava che “chi non conosce il cibo non può capire le malattie dell’uomo”.

Nei secoli, un a medicina sempre più finalizzata alla diagnosi e alla cura ha dimenticato di studiare l’individuo e le sue abitudini di vita per prevenire e talora curare le malattie.

Solo le medicine olistiche hanno fatto tesoro di queste conoscenza e da tempo perseguono l’idea di riequilibrio globale della persona attraverso strumenti del quotidiano: un’alimentazione specifica e l’utilizzo di tecniche utili a riconquistare il benessere psicologico, come il rilassamento le a meditazione, per esempio (vedi Equilibrio PNEI).

Questo approccio suscita l’interesse di un numero crescente di persone e ciò dimostra che l’individuo sente fortemente il bisogno di essere considerato nella sua interezza.

Tornando al ruolo del cibo, sappiamo che questo influenza direttamente i sistemi di controllo dell’organismo e quindi la qualità dell’alimentazione gioca un ruolo fondamentale.

  • ciò che introduciamo nel nostro organismo
  • gli orari dei pasti
  • la qualità dei nutrienti
  • la loro combinazione

Tutti questi elementi causano modifiche nel metabolismo. Insomma, dopo un pasto il nostro organismo non è più uguale a prima.

Troppi zuccheri raffinati (farine, pane, pasta e dolci industriali) costringono l’organismo ad utilizzare in modo massiccio la secrezione di insulina.  Nel tempo, questo puo causare, nella persona predisposta, un esaurimento della sua funzione a cui può seguire la sindrome metabolica, il diabete di tipo 2.

D’altra parte, l’organismo trasforma lo zucchero in eccesso in grasso, che si accumula determinando sovrappeso e obesità.