Può essere definita anche “atrofia vaginale” (o vulvo-vaginale)

Che cosa si intende per vaginite atrofica o atrofia vaginale?

La diminuzione della produzione degli ormoni sessuali, che è tipica della menopausa determina molti cambiamenti nel corpo della donna. Tra questi cambiamenti, molto importanti sono quelli che interessano sia i tessuti della vagina che quelli della vulva. In realtà i disturbi sono a carico delle mucose genitali ma anche di quelle urinarie, per cui si dovrebbe parlare  piuttosto di sindrome genito-urinaria. Questa condizione incide sulla la vita delle donne e in alcuni casi in modo molto pesante.

Quali sono i sintomi più comuni della vaginite atrofica?

La secchezza vaginale, il dolore ai rapporti (dispareunia), il bruciore che talvolta è indipendente dai rapporti sessuali, il prurito vaginale, vulvare e talvolta anale.
Se consideriamo anche i sintomi urinari si aggiungono bruciori urinari talvolta non distinguibili da quelli vulvo-vaginali, frequenza urinaria, urgenza urinaria, dolore alla minzione, incontinenza e infezioni dopo i rapporti sessuali.

Ma tutte le donne in menopausa ne sono interessate?

Nella mia esperienza di ginecologa di lungo corso, un piccolo numero di donne, per alcuni anni dopo la menopausa (ultima mestruazione da almeno 1 anno) non avverte alcun disturbo ma prima o poi il problema si presenta. Gli studi ci dicono che questi disturbi interessano circa il 90% delle donne in post-menopausa. Ma ci dicono anche che già in pre-menopausa il 40% delle donne inizia ad avere le prime avvisaglie e probabilmente il dato è sottostimato.

L’atrofia vaginale va accettata come una naturale conseguenza dell’invecchiamento?

Non sono affatto d’accordo con il luogo comune secondo il quale spesso, dopo la menopausa la donna non ha più rapporti sessuali e i disturbi genito-urinari fanno parte del naturale invecchiamento del corpo e delle sue funzioni, per cui non dovrebbe essere un problema reale.
Intanto le donne, oggi, grazie alla prolungata sopravvivenza vivono circa dai 30 ai 40 dopo la menopausa. Se sommiamo a questo numero il periodo della pre-menopausa,  le donne vivono questi disturbi e la carenza ormonale per un tempo enorme. Nel passato, invece, le donne morivano pochi anni dopo la menopausa, la loro attività sessuale spesso si interrompeva dopo aver fatto l’ultimo figlio. Oggi le donne sono molto più attive, sia sul lavoro che sessualmente, e avere disturbi legati all’apparato genito-urinario, può condizionare in senso negativo la sua loro vita per molti anni.

Ma è possibile prevenire i disturbi legati a questa situazione di vita con cui prima o poi tutte le donne dovranno confrontarsi?

La prevenzione in qualsiasi ambito vede due punti fondamentali: la conoscenza del fenomeno e la tempestività delle misure correttive.
L’atrofia vulvo-vaginale è di sicuro sottostimata, sottovalutata e di conseguenza sotto diagnosticata.
E’difficile che la donna in premenopausa, magari ancora in ottime condizioni fisiche, con vita sessuale attiva, con cicli regolari discuta con la propria ginecologa di questo problema eventuale o che inizia a manifestarsi con sintomi lievi. D’altro canto anche la ginecologa non sempre fa domande specifiche legate alla sfera sessuale o ai disturbi che potrebbero indicare un iniziale carenza ormonale. Insomma vi è poca sensibilità al problema da ambedue gli attori: la donna e il medico. In fondo l’idea è che la menopausa e i disturbi ad essa legati siano una naturale evoluzione della salute genitale. Questo si traduce in una mancata diagnosi e ad una impossibilità a fare prevenzione o cure precoci.

Quali sono i possibili rimedi per tenere sotto controllo i sintomi dell’atrofia genitale?

Come sempre avviene, quando un fenomeno interessa un numero sempre maggiore di persone, i ricercatori, l’industria farmaceutica stanno dedicando molte energie al tema della menopausa. Per cui le proposte a disposizione sono in realtà tantissime anche se non sempre efficaci e ben accette alla donna. In alcuni casi è anche il medico che non possiede sufficienti conoscenze per proporre la soluzione personalizzata, la migliore per quella donna.

Esistono soluzioni personalizzate ai disturbi legati alla menopausa?

Indubbiamente ai disturbi riferiti dalla donna e alla considerazione che ella ha della propria vita e delle proprie necessità. Vi è anche da tenere in considerazione le paure che spesso la donna esprime riguardo alle terapie ormonali e non è mai buona norma, per l’aderenza alle cure, che il medico decida senza tener conto di ciò. Immancabilmente la donna, poco convinta, prima o poi sospenderà la terapia. Dunque è molto importante un colloquio ampio, franco, che svisceri tutte le tematiche fra la ginecologa esperta di menopausa e la donna.

L’ABC della prevenzione

Molte donne, dopo i quarant’anni riferiscono disturbi ai rapporti, lievi bruciori, difficoltà alla penetrazione. Dopo aver verificato che non si tratti di una infezione locale, vaginite, che ovviamente deve essere curata, inizialmente è sufficiente usare dei semplici lubrificanti.
Di fronte a disturbi della sfera urinaria, lievi bruciori, qualche piccola sensazione di incontinenza sotto sforzo (starnuti, corsetta etc), dopo aver indagato l’eventuale infezione urinaria, sarà utile imparare una ginnastica per rinforzare i muscoli della zona genito-urinaria e utilizzare qualche blando disinfettante delle vie urinarie.

Iniziare la prevenzione fin dai primi sintomi della pre-menopausa

Quando la donna inizia a manifestare i sintomi tipici della pre-menopausa è opportuno iniziare a studiare la situazione. Dosare gli ormoni significa, per il medico poter proporre la terapia più corretta.
Si passa dalla terapia ormonale sostitutiva con ormoni di sintesi, ad ormoni naturali o a sostanze di varia origine (es: Ospemifene, un modulatore selettivo dei recettori degli estrogeni) e hanno effetti su tutti i sintomi o solo su alcuni.
Spendo qualche parola in più per gli ormoni bioidentici che sono l’ultima frontiera della terapia ormonale. Sono sostanze che vengono somministrate per via transdermica o transmucosa e hanno il vantaggio di essere praticamente identiche agli ormoni che la donna produce naturalmente. Non hanno effetti collaterali, possono essere usati in dosi personalizzate e le vie di assorbimento garantiscono un impatto modesto, in senso negativo, sul corpo della donna, anzi possono mantenere l’equilibrio ormonale per molti anni con indubbi vantaggi per la salute. Ovviamente sono controindicati solo nelle donne che non possono fare terapie ormonali per motivi di salute. La prescrizione richiede una ricetta galenica, cioè una ricetta in cui il medico stabilisce dosaggi e composizione, e il supporto di un farmacista che sappia comporre il prodotto.
Per quel che riguarda terapie locali, intendo vulvovaginali, che possano produrre notevoli benefici, trascurando creme, ovuli idratanti, lubrificanti, che ad un certo punto non sono sufficienti oggi abbiamo a disposizione alcune terapie fisiche come la laserterapia delle mucose vulvo-vaginali ma che pare abbia una certa efficacia anche sulle mucose urinarie. Il raggio laser agisce rigenerando le fibre di collagene. La proceduta è talvolta dolorosa, anche nelle settimane successive alle applicazioni e i costi sono piuttosto elevati.
Un interessante alternativa, da poco comparsa sul mercato è una nuova tecnica basata sulla stimolazione del processo di rigenerazione della mucosa vaginale mediante l’utilizzo combinato di ossigeno ad alta concentrazione e acido ialuronico. Aumenta la sintesi del collagene e dunque la mucosa ‘ringiovanisce’.
E’ un metodo assolutamente indolore, che già dalle prime applicazioni mostra una efficacia nel diminuire i sintomi vaginali. Dopo 5-6 applicazioni a distanza di 15 giorni l’una dall’altra il beneficio è massimo ed è sufficiente un richiamo periodico di una o due sedute o la ripetizione, dopo circa 1 anno di un ciclo completo.
E’ una tecnica che è adatta alle donne che hanno una controindicazione alle terapie ormonali o che vogliano utilizzare solo metodi non ormonali e non-invasivi.