Come risponde allo stress il nostro organismo?
Quando si verifica nell’ambiente un evento che altera il nostro equilibrio, l’organismo risponde cercando di ristabilire la condizione di equilibrio precedente.
Così spiegava lo stress il grande biochimico Hans Seyle, che per primo utilizzò questo termine.
Lo stressor (agente dello stress) provoca una risposta che può essere

  • fisiologica, se riporta rapidamente l’organismo nella condizione di equilibrio, o
  • patologica, nel caso in cui l’alterazione si protragga nel tempo.

Una delle caratteristiche più importanti di questa sindrome di adattamento, detta anche Gas o Sindrome generale di adattamento è che i meccanismi di risposta sono sorprendentemente simili sia che si tratti di uno stressor psico-sociale (come un litiogio o una preoccupazione) , sia di uno stressor biologico (come un’infezione o un avvelenamento) che di uno stress fisico (come un trauma o uno sbalzo di temperatura.

Le conseguenze sulla salute del protrarsi della reazione allo stress sono ormai ben documentate:

  • l’aumento dei glucocorticoidi circolanti
  • la perdita del loro ritmo fisiologico giornaliero (circadianità)
  • l’eccessiva attivazione del sistema nervoso simpatico.

 

Questi costituiscono già di per sé fattori di rischio diretti o indiretti per obesità e ipertensione, patologie oggi ad altissima incidenza.

L’attivazione persistente della risposta agli stressor si associa all’insorgere dei sintomi vaghi.

Se questi fenomeni non vengono curati, aumenterà il rischio dell’insorgenza di malattie.

 

Uno dei problemi principali da afrontare è la grande varietà degli stimoli che possono essere considerati potenziali stressor:

  • stimoli psicosociali
  • malattie organiche
  • squilibri nutrizionali
  • attività fisica

L’eccesso di produzione di cortisolo, o la perdita della sua ritmicità sono una delle cause della presenza di una lunga lista di sintomi vaghi in un unico individuo.

Da questo meccanismo nasce la necessità di analizzare attentamente i pazienti affetti da sintomi vaghi, per collegarli ad una specifica alterazione psiconeuroendocrina e per curarli nel modo più opportuno.
(da Dottor Cibo)